Dal Blog di Laura, I Fiumi Carsici

Sarebbe stato un giorno come un altro se solo tu non fossi morto

mortoSarebbe stato un giorno come un altro se solo tu non fossi morto. Ci penso sempre.
“Ma che si muore cosi?”
Noi ci svegliamo la mattina pensando sempre che quello sarà un giorno come un altro, un giorno qualsiasi.

Just an ordinary day.

Poi ti muore un fratello, una sorella, un genitore, un figlio, un compagno, una compagna e quel giorno un giorno qualsiasi non lo sarà mai. Mai più. Nemmeno lontano, nel tempo e nella memoria.
“Corri, ti prego, io credo sia morto”.
E’ sabato mattina. Sto già passando l’aspirapolvere. Edo è a scuola e Giovi sta giocando con due amichetti che sono rimasti a dormire da noi. “Bambini torno subito…”

Salgo in macchina. Mi tremano le gambe ed anche le mani. Ho la nausea. Morto? Come? Perché? Che giorno è oggi? Il 27 ottobre! “Ma che si muore cosi?” Senza nemmeno avvertire? E poi io non ho nessun sentore. Non sento nulla. Io me le sento le cose.

Pochi minuti e sono a casa di mio fratello. Salgo le scale di corsa. Mia cognata mi attende sulla porta, tiene il mio nipotino in braccio, sul suo volto nessuna espressione. Sembra un volto di cera. Con la mano mi indica la porta della camera da letto.

La porta è chiusa. Lentamente abbasso la maniglia. Il cuore mi sta scoppiando dentro il petto, anzi no, non mi sta scoppiando, sono quasi certa si sia spostato. Ce l’ho in gola.

Davanti a me , per terra, vicino al letto, mio fratello.

Mi chino verso di lui, metto una mano sul suo petto, in corrispondenza del cuore e mi sembra di sentirlo battere, ma lui è freddo.

Appoggio l’orecchio, è il mio cuore quello che sento battere. E’ morto si.

“Ma che si muore cosi?”

Esco dalla stanza, con le mani nei capelli. Guardo mia cognata. Non dico nulla . Non diciamo nulla. Ci guardiamo, come fosse la prima volta , come fosse l’ultima. Ci guardiamo senza vederci.

Poco dopo arriva l’ambulanza. Il medico, l’infermiere ed io entriamo in camera da letto. Rimango in silenzio. “E’ morto signora, mi dispiace.” Guardo il medico, ma nemmeno lui riesco a vedere.

Lente mi scendono le lacrime. Composte, educate, silenziose, come a non voler disturbare quel sonno.
“Ma che si muore cosi?”

Sono passati due anni. E’ il 27 ottobre 2014, sarebbe un giorno come un altro, se solo tu non fossi morto.

 

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